Braccialetto elettronico, Nordio gioca allo “scaricabarile istituzionale”: “La vittima deve trovare un rifugio sicuro”

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Braccialetto elettronico, Nordio gioca allo “scaricabarile istituzionale”: “La vittima deve trovare un rifugio sicuro”

Braccialetto elettronico, Nordio gioca allo “scaricabarile istituzionale”: “La vittima deve trovare  un rifugio sicuro”

Il ministro e le polemiche

Foto Mauro Scrobogna / LaPresse
Foto Mauro Scrobogna / LaPresse

Uno “scaricabarile istituzionale inaccettabile”. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio torna al centro delle polemiche politiche per le sue dichiarazioni sull’uso e funzionamento del braccialetto elettronico, strumento essenziale per prevenire i reati contro le donne.

Un funzionamento che per il Guardasigilli, interrogato nel question time al Senato, definisce “spesso incompatibile con i mezzi di trasporto delle persone”. Nordio spiega in Aula che “nel momento dell’allarme nei confronti di una persona, molto spesso la vittima si trova ad una distanza non compatibile con l’intervento delle forze dell’ordine”.

La soluzione per il ministro? “Dobbiamo coniugare questi due elementi dando un’allerta alla vittima, affinché sia in grado, nel momento in cui coglie questo momento di pericolo, di trovare delle forme di autodifesa, magari rifugiandosi in una chiesa o in una farmacia, in un luogo più o meno protetto”, le incredibili dichiarazioni al Senato.

Per Nordio “se si ritiene che dieci chilometri siano sufficienti per tenere a distanza la potenziale vittima dal potenziale aggressore, molto spesso la comunicazione funziona ma, in quei minuti in cui funziona l’avvertimento o il warning, i mezzi di trasporto del potenziale aggressore sono già riusciti a raggiungere la vittima”.

Parole che per Elisa Ercoli, presidente di Differenza Donna, sono “un’inaccettabile scaricabarile istituzionale”. “Il braccialetto elettronico, se effettivamente disponibile, funzionante e correttamente monitorato, è uno strumento utile – sottolinea Ercoli – per vigilare sul rispetto delle misure cautelari. Il problema non è il dispositivo in sé, ma l’assenza di un sistema strutturato ed efficiente per la sua gestione. È necessario che le forze dell’ordine siano dotate non solo di strumenti tecnologici, ma anche di personale dedicato al monitoraggio, formato con competenze specifiche sulla valutazione del rischio, sulla recidiva e sulla protezione delle vittime”.

Le responsabili dell’ufficio legale dell’associazione, le avvocate Teresa Manente e Ilaria Boiano, centrano perfettamente il punto, ovvero non quello di “garantire un rifugio, qualunque esso sia e per di più momentaneo alla donna”, bensì “garantire il rispetto delle misure cautelari puntando al massimo della tutela per l’incolumità psicofisica delle donne che hanno subito violenza di genere”. Insomma l’obbligo dello Stato, rincara la dose la presidente Ercoli, “non è quello di indicare alla donna una farmacia o una chiesa dove ripararsi, ma è quello di dotare il Paese di una rete capillare di Centri Antiviolenza e Case Rifugio, affidati a soggetti specializzati e competenti, in grado di proteggere, accompagnare e costruire percorsi di fuoriuscita dalla violenza. La protezione delle donne non può dipendere dall’iniziativa individuale, peraltro sull’assunto che in Italia saremmo all’anno zero delle pratiche e dei saperi femministi di prevenzione della violenza di genere contro le donne, ma deve essere garantita da risorse pubbliche, scelte politiche chiare e investimenti stabili in prevenzione, protezione e giustizia”.

Ad oggi in Italia, come riferito nella relazione di Nordio in Senato, sono attivi circa 13mila braccialetti elettronici, di cui oltre 5.800 per stalking e settemila per il monitoraggio. Per il ministro “l’effetto tangibile di questa misura è la maggiore efficacia della tutela preventiva”: tra il primo gennaio e il 22 settembre del 2024, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, il numero degli eventi omicidiari si è ridotto da 260 a 215, con un calo del numero delle vittime di genere femminile, da 91 a 76, mentre i delitti commessi in ambito familiare e affettivo sono passati da 116 a 103.

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